Autoefficacia percepita: definizione di Bandura

Il costrutto di autoefficacia (self-efficacy) è stato elaborato da Albert Bandura [1986] e la sua definizione esprime delle percezioni soggettive a proposito di

  • Qualità possedute rispetto alle richieste del compito tenendo conto della sua complessità e le condizioni per svolgerlo (competenza percepita)
  • Aspettative di ottenere un esito positivo
  • Salienza del compito e della situazione rispetto alle proprie skills.

Secondo Bandura l’autoefficacia (self-efficacy) ha tre dimensioni

  1. generalità: ovvero il grado in cui l’autoefficacia si generalizza, si estende, si trasferisce di situazione in situazione
  2. la forza: grado di certezza della percezione di autoefficacia
  3. il livello: cioè il grado in cui risulta alta la percezione di controllabilità della situazione.

L’autoefficacia (self-efficacy) si inserisce all’interno della teoria dell’apprendimento sociale. L’autoefficacia deriva dai fattori di esperienza e di apprendimento sociale, in particolare è necessario distinguere l’aver affrontato con successo compiti analoghi a quello attuale oppure ad aver potuto modellare comportamenti che hanno avuto una realizzazione positiva in compiti similari (apprendimento vicariante).

Se non è del tutto possibile isolare quali siano le determinanti del maggiore successo degli ottimisti, la teoria dell’autoefficacia percepita è corroborata da numerose ricerche empiriche e sperimentali:

  1. la modificazione dell’autoefficacia percepita determina modificazioni significative nei livelli di prestazione, umore, impegno, efficienza nei processi di pensiero, benessere soggettivo e stato di salute;
  2. può essere opportunamente rafforzata;
  3. l’autoefficacia è sempre specifica a un ambito di attività, prove, situazioni, dunque l’autoefficacia può variare al variare degli ambiti in cui la consideriamo.

Si distingue dall’ottimismo e corrisponde alla convinzione di “sapere di saper fare”.

È possibile incrementare l’autoefficacia percepita mediante programmi d’intervento che comprendono quattro step:

  1. la persuasione: è necessario che la persona si persuada della possibilità di riuscire mediante l’acquisizione di informazioni, la ricognizione dei propri punti di forza e di debolezza, è il vaglio della situazione; infine il confronto con gli altri è il riferimento al comportamento agito;
  2. l’imitazione
  3. l’esecuzione
  4. la monitorizzazione delle reazioni corporee che a volte si accompagnano all’esecuzione di un’attività

In genere le persone con un basso senso di autoefficacia percepita, evitano  i compiti impegnativi i quali vengono percepiti come elementi di minaccia. Generalmente hanno bassi livelli di aspirazione e si impiegano moderatamente nel perseguimento degli scopi, in situazioni problematiche tendono a focalizzare sulle proprie debolezze, sugli ostacoli delle situazioni, sull’avversità degli esiti.

Accade invece il contrario negli individui che hanno un alto livello di autoefficacia percepita. Queste sono generalmente attratte da compiti difficili che sono rappresentati come occasioni per mettere alla prova le proprie capacità. In queste personalità riscontriamo alti livelli di aspirazione e impegno nelle attività volte al raggiungimento degli scopi prefissati.

L’autoefficacia percepita non agisce solo sulle proprie autopercezioni, ma anche sui sistemi autonomico ed immunitario; per un verso aumenta la tolleranza della sofferenza per l’altro, attiva difese nei confronti dell’insorgere della malattia, pone riparo agli agenti patogeni, infine favorisce l’abbandono di condotte patogene.