La paura del diverso è quell’insieme di emozioni negative e sfavorevoli innescate quando ci si trova davanti a persone con caratteristiche differenti rispetto alle proprie, come il colore della pelle, il credo religioso o l’orientamento sessuale.
Nonostante vi è la tendenza a credere che il disprezzo per il diverso sia solo dovuto da cattiveria e poca umanità, tali atteggiamenti hanno anche a che fare con il modo in cui funziona la mente umana, che cerca sempre di difendersi dal mondo esterno e di definirsi.
Un meccanismo cognitivo spontaneo su cui si radica la discriminazione del diverso è la categorizzazione, cioè quel processo cognitivo che elabora le informazioni provenienti dall’ambiente, permettendo di suddividere oggetti, eventi e persone in categorie mentali. Se tale processo da un lato è fondamentale, perché sentirsi parte di un gruppo permette di conoscere bene sé stessi, costruire la propria identità e ridurre l’incertezza, dall’altro comporta relazioni conflittuali o di discriminazione verso gruppi differenti, i quali vengono visti come pericolosi o da evitare.
La categorizzazione sociale è il processo che sta alla base della formazione del pregiudizio, cioè un tipo di atteggiamento sfavorevole e ostile verso un gruppo sociale e i suoi membri, dominato dall’abbondante uso di stereotipi. Tali pregiudizi possono allora innescare una serie di atteggiamenti di discriminazione, attacco e odio verso il cosiddetto “diverso”, che si evincono da modi di dire, barzellette, slogan ma anche da semplici atteggiamenti, messi in atto il più delle volte in maniera inconsapevole. Ad esempio, spesso, è facile accorgersi come, quando per strada si incontra una persona di colore, si tende a cambiare percorso, a stringere a se la borsa, quasi a difenderla da eventuali furti, o a rivolgersi ad essi in maniera ostile. La psicologia sociale elenca una serie di meccanismi che sono conseguenza dei pregiudizi. Tra questi sono descritti la profezia che si auto-avvera e la minaccia dello stereotipo. La prima si verifica qualora supposizioni su una persona influenzano l’interazione con lei, cambiandone il comportamento, il quale risulterà così allineato alle nostre aspettative. Ad esempio, in seguito al pregiudizio secondo cui un migrante è ostile e aggressivo, ci si può rivolgere nei suoi confronti in maniera poco garbata, spingendolo a sua volta a rispondere duramente e confermando le aspettative iniziali. Con la minaccia dello stereotipo, invece, gli individui stigmatizzati sono consapevoli che gli altri possono giudicarli e trattarli in maniera stereotipata e inavvertitamente possono rafforzare col proprio comportamento quegli stessi stereotipi.
Oltre ad avere a che fare con la categorizzazione mentale, che è uno dei processi che stanno alla base del nostro funzionamento cognitivo, la paura del diverso è anche una modalità difensiva.
Infatti vari studi hanno dimostrato che quando ci si trova davanti un individuo diverso da se, a livello psicologico vengono attivati dei meccanismi simili a quelli che si verificano a livello biologico in seguito all’incontro di agenti estranei, ritenuti dannosi alla salute: il sistema immunitario protegge il corpo da eventuali alterazioni patogene. Analogamente avere davanti ad una persona considerata diversa, come uno straniero, implica l’attivazione di una certa quantità di ansia, derivante dalla minaccia che qualcosa di esterno e differente da sé possa mutare l’equilibrio interno e la propria identità sociale. Questo meccanismo può dar vita a due tipi di reazione: una condizione di “eccessiva uguaglianza”, ovvero la consapevolezza che lo straniero è assolutamente identico a sé o, appunto la paura di ciò che è ignoto e sconosciuto, percepito come pericoloso. Pur trattandosi di due situazioni antitetiche, la conseguenza è la stessa: il radicarsi di un’assoluta omogeneità o di un eccessiva diversità causa l’irrigidimento delle due parti, che non considerano la possibilità di mettere in atto cambiamenti positivi attraverso l’incontro tra differenze.
Tuttavia il dato di fatto per cui i nostri meccanismi mentali ci portano ad avere timore della diversità e ad evitarla, non deve essere una giustificazione alla discriminazione e al disprezzo nei confronti di ciò che non conosciamo. Al contrario, essere consapevoli di essi ci permette di contenere determinati meccanismi e di avere una flessibilità tale, attraverso cui riconoscere le situazioni in cui la diversità non è un qualcosa di dannoso di cui aver paura, ma è invece un “mondo nuovo” da scoprire, a cui è possibile avvicinarsi con curiosità, confronto ed interesse.
Emilia Biviano
Bibliografia
MICHEAL A. HOGG, GRAHAM M. VANGHA (2012); Psicologia sociale: teorie e applicazioni; Pearson, Milano.
Ghiliardi A. (2009), Noi e loro. L’integrazione psicologica nell’immigrazione, Internatiolal Journal of psychoanalysis and education.