A cura di Chiara TAGLIATESTA
Che cosa si intende per Disturbi del Comportamento Alimentare?
I DCA rappresentano una categoria di disturbi alquanto complessa e variegata.
Essi risultano caratterizzati da una rilevante modificazione delle abitudini alimentari e da una smisurata ed immotivata apprensione nei confronti del peso corporeo e della forma fisica.
L’insorgenza di tali disturbi si colloca, nella maggior parte dei casi, in pre-adolescenza ed in particolare in adolescenza. Lo sviluppo della sintomatologia già in età infantile, rappresenta un notevole fattore di rischio per la successiva manifestazione del disturbo.
I disturbi del comportamento alimentare si presentano con maggiore frequenza nel genere femminile rispetto a quello maschile, anche se da tempo si sta registrando un incremento delle richieste di cura da parte degli uomini.
All’interno del DSM-5 i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, come vengono attualmente definiti, si differenziano in sei principali categorie diagnostiche:
• Anoressia nervosa (è caratterizzata da un’importante restrizione nell’assunzione di calorie e da un peso corporeo eccessivamente basso, che si colloca quindi al di sotto dell’85% del peso atteso. La costante paura di ingrassare e un’imponente alterazione nella rappresentazione mentale dell’immagine corporea, portano la persona che ne soffre a percepirsi in una costante condizione di sovrappeso);
• Bulimia nervosa (è caratterizzata da episodi di abbuffate seguite da inopportuni comportamenti compensatori, almeno una volta a settimana, per tre mesi consecutivi. Il DSM-5 definisce un episodio di abbuffata “come l’ingestione di una quantità di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili”. La sensazione è quella di perdere il controllo durante l’abbuffata. Le condotte compensatorie, che mirano ad evitare l’aumento di peso, consistono nel vomito autoindotto, nell’abuso di farmaci anoressizzanti, lassativi e diuretici, nell’attività fisica eccessiva e nel digiuno);
• Pica (consiste nell’ingestione ripetuta e prolungata, almeno un mese, di sostanze non alimentari e non commestibili, come gomma, metallo, vernice, talco, ciottoli, ghiaccio o creta, ecc);
• Mericismo (detto anche disturbo di ruminazione, consiste nella pratica di rigurgitare, masticare e deglutire più volte lo stesso bolo alimentare);
• Disturbo alimentare evitante/restrittivo (è caratterizzato dall’evitare o limitare l’assunzione di cibo. In questo caso non è presente un’immagine distorta del corpo);
• Disturbo da alimentazione incontrollata o Binge Eating Disorder (è caratterizzato da frequenti episodi di abbuffate, almeno una volta a settimana, per tre mesi consecutivi, che non vengono seguiti da condotte di eliminazione o di controllo del peso. Ciò porta ad uno stato di grave sovrappeso o obesità. Questa condizione è generata da fattori psicologici, in assenza di cause genetiche o mediche).
Tra i fattori di rischio e di mantenimento dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, è necessario citare l’insoddisfazione per la propria immagine corporea, la bassa autostima, la vergogna, l’inadeguatezza, il criticismo percepito, il perfezionismo e lo smisurato bisogno di controllo. In molte circostanze il cibo viene usato per riempire un vuoto, per sentirsi esistere.
Negli ultimi anni, i Paesi occidentali e quelli in via di sviluppo si sono trovati ad affrontare la notevole proliferazione dei cosiddetti siti pro-ANA e pro-MIA, che inneggiano rispettivamente all’anoressia e alla bulimia. Questo fenomeno, comparso in Italia oltre dieci anni fa, è contraddistinto da una serie di spazi virtuali (chat, forum, blog, diari), in cui giovani adolescenti si scambiano consigli su come perdere peso velocemente, mantenendo un rigoroso controllo sul proprio corpo. Si trovano quindi indicazioni su come seguire diete estremamente restrittive (massimo 500 calorie giornaliere), compensare l’assunzione di cibo attraverso il vomito, il digiuno e l’attività fisica portata al massimo grado. Nonostante alcuni di questi siti sostengano di offrire supporto alle persone che cercano di uscire da questi disturbi, nella realtà offrono consigli su come farli perdurare. I forum di cui si parla sono tutti privati, per accedere è necessario contattare la responsabile, che a sua discrezione, potrà decidere se permettere alla nuova adepta di entrare nella cerchia. Il pro-ana rappresenta una vera e propria filosofia di vita, tutto viene sacrificato e annullato in nome della Dea Magrezza. Le ragazze che vi entrano a fare parte, vengono aggiunte anche in gruppi WhatsApp, all’interno dei quali iniziano a seguire rigidamente i precetti pro-ANA e pro-MIA. In caso contrario, diventerebbero delle “vacche grasse”, sempre e comunque imperfette. I comandamenti vanno seguiti alla lettera. Occorre sacrificare tutto, anche la vita, se ciò è utile a diventare pelle e ossa. “Se non sei magra, non sei attraente”, recita così il primo comandamento. E si prosegue con “essere magri è più importante che essere sani o ancora “l’unico Dio che conta davvero è la bilancia”, “se tu mangi, ti devi punire”, “bevi un bicchiere d’acqua ogni ora, ti farà sentire piena, “compra vestiti di taglie più piccole ed appendili dove li puoi vedere, “mangia nuda di fronte allo specchio, “preparati una lista di scuse per cui non puoi mangiare”. Vengono postate foto di magrezza estrema, solitamente delle ossa, ma anche atti di autolesionismo, in particolare tagli e ferite ancora sanguinanti. In tale modo, il lato esibizionista trova appagamento.
Alcuni studi hanno dimostrato, che dopo aver navigato sui diversi siti pro-ANA, un numero notevole di giovani donne presentavano un abbassamento dell’autostima, una percezione peggiorata della propria immagine corporea e una propensione più spiccata al confronto rispetto alla propria forma fisica. Si tratta di una vera e propria celebrazione del disturbo alimentare. L’obiettivo principale è il raggiungimento della perfezione, della magrezza ad ogni costo. Stephanie Tierney, in un lavoro di ricerca del 2006, ritiene che questi siti hanno raggiunto tale risonanza in quanto facilitano la formazione di un senso di comunità e di appartenenza tra le persone affette dal disturbo. Essi promuovono inoltre lo sviluppo di un senso di identità e incoraggiano la ricerca di informazioni su come perdere peso. Interessanti sono le parole di Rose, 17 anni, frequentatrice per due anni di un gruppo pro-ANA su Facebook: “Questi siti mi hanno permesso di trovare un luogo dove poter parlare del mio disturbo senza che ci fosse qualcuno che tentasse a tutti i costi di mettermi a posto o di dirmi che quello che stavo facendo era orribile e disgustoso. Per me, buona parte del problema era il cercare di ricevere attenzioni. Mi sentivo così sola e volevo solo che qualcuno mi notasse, e ho trovato quel modo”.
Si parla di una rete di circa 300mila siti, a cui vanno aggiunti gli account dei social network.
Occorre intervenire, subito, e con ogni mezzo a disposizione.
Sitografia:
http://osservatorioproana.altervista.org/