Autostima: è importante come ti vedi!

Che cosa è l’autostima?
L’autostima è il processo soggettivo che porta l’individuo a valutare e apprezzare se stesso; è una stima, una valutazione, o se vogliamo la risposta alla domanda: ”Cosa penso di me?”.
Se ci valorizziamo la nostra autostima sarà alta altrimenti sperimenteremo quella che viene chiamata bassa autostima.
Avere una maggior autostima e fiducia in sé stessi non ci rende automaticamente dei supereroi, ma rappresenta il primo passo per affrontare al meglio le sfide di tutti i giorni e i nostri obiettivi più ambiziosi.
«Quando crediamo in noi stessi possiamo sperimentare la curiosità, la felicità, la sorpresa e tutte quelle emozioni che ci rendono profondamente umani»
E.E. Cummings.
Una buona autostima sostiene e innalza la qualità della vita perché rappresenta la fiducia che la persona ha nelle proprie capacità, la consapevolezza del proprio diritto ad avere successo ed ad essere felice e tutto ciò influenza la modalità con cui agisce nella quotidianità: quando hai rispetto per te stesso, di conseguenza esigi il rispetto anche da parte degli altri.
Elementi fondamentali dell’ Autostima:
 Elementi cognitivi ovvero il bagaglio di conoscenze di una persona, la conoscenza di sé e di situazioni che vengono vissute dal soggetto;
 Elementi affettivi che vanno ad influenzare la nostra sensibilità nel provare e ricevere sentimenti;
 Elementi sociali che condizionano l’appartenenza a qualche gruppo e la possibilità di avere un’influenza sul gruppo, di ricevere approvazione o meno.
L’autostima ha la caratteristica fondamentale di essere una percezione prettamente soggettiva e, in quanto tale, non stabile nel tempo ma dinamica e mutevole. Il senso di autostima deriva principalmente dalle relazioni che ogni persona interiorizza e rielabora per cui i soggetti influenzano in continuazione il proprio senso di autostima e a loro volta sono influenzati da esso.
I principali contributi teorici sull’argomento provengono da autori che ne hanno indagato i diversi aspetti:
 WILLIAM JAMES descrive il concetto di autostima come il prodotto che deriva dal rapporto tra aspirazioni e risultati conseguiti;
 G. MEAD evidenzia come presupposto fondamentale per sviluppare una sana autostima, l’essere stati stimati dagli “altri significativi”;
 G. ALLPORT collega il livello di autostima dell’individuo al modo in cui affronta i sentimenti di inferiorità;
 ROLLO MAY parla della consapevolezza dell’ “esser-ci” come punto di partenza dal quale costruire l’autostima;
 C. ROGERS mette in luce l’aspetto legato al riconoscimento e all’espressione dei propri bisogni e alla capacità di non conformarsi a quelli altrui.
Autostima eccessivamente alta è tipica di chi si sente tanto sicuro di sé da considerarsi superiore a chi lo circonda. Questa sensazione rischia di rendere arroganti o autoindulgenti, al punto da
non accorgersi dei propri errori o essere convinti di meritare privilegi e attenzioni particolari rispetto agli altri.
La persona che soffre di mancanza di autostima, invece, dà poco valore a se stessa e alle proprie opinioni, si concentra solo su debolezze e difetti (spesso più percepiti che reali) e da poco credito ai propri meriti e capacità. L’aspetto predominante di chi presenta livelli di bassa autostima: è l’insicurezza e la grande difficoltà nel prendere decisioni in quanto, forte della sua convinzione limitante, pensa che qualsiasi decisione che prenderà sarà sbagliata.
I due poli estremi dell’autostima sono:
• La sopravvalutazione, atteggiamento per cui l’individuo tende a non valutare realisticamente le difficoltà, si considera sempre pronto e preparato a priori, crede di poter riuscire in qualsiasi cosa senza sforzo, non considera la possibilità di fallire, davanti all’insuccesso reagisce negando la realtà o “crollando”, attribuisce i successi ottenuti unicamente alle proprie capacità, mentre imputa i fallimenti a cause esterne (sfortuna, persecuzione, incapacità altrui).
• La svalutazione, stato in cui l’individuo non si sente mai sufficientemente adeguato rispetto ai compiti da affrontare, vive ogni nuova prova con ansia eccessiva, di fronte al successo ne imputa la ragione a fattori esterni (fortuna, coincidenze, aiuto altrui) e mentre attribuisce gli insuccessi esclusivamente ai propri limiti.
Fra questi due estremi si colloca la situazione di autostima ideale, le cui caratteristiche sono:
 Accettazione globale di sé
Sensazione di poter essere accettati così come si è, nonostante i difetti, a prescindere dalle proprie prestazioni.
 Consapevolezza di sé:
Sapere quali sono i propri punti di forza e debolezza. Conoscere i propri obiettivi a breve e lungo termine.
 Autoefficacia percepita:
Convinzione di essere capaci di dominare specifiche situazioni, di poter portare a termine con successo determinate attività e progetti.
Chi ha un’alta autostima, pur essendo soddisfatto di sé, lavora per migliorarsi ulteriormente, mentre chi ha una bassa autostima tende ad impegnarsi poco, ad essere sopraffatto dall’ansia, a non persistere nello sforzo se i primi tentativi sono inefficaci.
L’autostima dipende da:
• Fattori interni: come si interpreta la realtà (es.: compito difficile/facile…), come si vede se stessi (capaci, incompetenti…).
• Fattori esterni: Successi ottenuti, messaggi che si ricevono dagli altri (es.: “sei bravo”,
“non sai fare nulla”…).
L’autostima non riflette necessariamente le capacità delle persone, ma le può influenzare. Persone con alta autostima non sono necessariamente più dotate (più intelligenti, competenti, attraenti), quello che le distingue sono le convinzioni circa le proprie capacità, atteggiamenti, successi e fallimenti.
Se non sempre è possibile influire sui fattori esterni che condizionano l’autostima, è possibile provare ad agire su quelli interni:
 Ridimensionare i propri obiettivi
 Assegnare importanza agli scopi che si è in grado di raggiungere
 Non attribuirsi tutta la colpa di un fallimento
 Non valutarsi in maniera troppo rigida
 Ridimensionare l’importanza attribuita agli insuccessi
L’individuo che realizza se stesso smette di essere ciò che non è, di indossare un abito di circostanza, non si sforza di essere più di quello che è, con relativi sentimenti di insicurezza e di difesa, non cerca di essere meno di ciò che è, con i relativi sentimenti di colpa e svalorizzazione.
«Vincente è colui che, seguendo le proprie indicazioni interne,riesce a navigare nella vita con le proprie leggi, col proprio vento e col proprio timone, mentre navigare con il vento altrui significa abbandonarsi alla corrente» A. Carotenuto, 1991.

COME SI CREA L’AUTOSTIMA?
Coopersmith (1967) indica 4 fattori principali per lo sviluppo dell’autostima in età evolutiva:
1. Il valore che il bambino percepisce di avere per gli altri
2. Il vissuto di successo del bambino
3. La definizione personale del bambino di «successo» e «insuccesso»
4. Le modalità di risposta del bambino all’insuccesso
In tutti i casi un ruolo fondamentale è svolto dai genitori: essi offrono un modello in base a come reagiscono a problemi e conflitti, a come promuovono accettazione e gratificazione.
Ma ci sono anche delle strategie comportamentali e mentali di porsi in relazioni agli eventi della nostra vita quotidiana che possono aiutarci a sviluppare sempre una buona stima di noi. Ad esempio quando accade che la percezione che abbiamo di noi stessi si scontri con la realtà, riceviamo quindi un feedback esterno negativo, possiamo reagire con l’elaborazione (cioè integrando le percezioni degli altri in un’immagine di noi più accurata) o con l’ evitamento (ci adeguiamo alle aspettative altrui per ottenere approvazione).
I propri limiti personali, per poter essere gestiti, devono essere prima riconosciuti e accettati e ciò può provocare ansia e senso di pericolo ma d’altronde, autostima e minaccia psicologica (ansia e senso di pericolo) sono inversamente proporzionali: la presenza di autostima ci porta a gestire eventi minacciosi riducendo il senso di angoscia, mentre la sua assenza porta all’evitamento con conseguente angoscia e preclusione di ogni possibilità di crescita personale

«Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso»
E. Roosevelt

Dott.ssa Alessia Miceli