Rispondere allo stress: il primo passo per rompere il circolo vizioso di reattività allo stress è diventare consapevole di quello che ti succede esattamente nel momento in cui ti sta accadendo.
Aumentando la tua consapevolezza cambi l’intera situazione prima ancora di agire. Come abbiamo visto, intraprendere il cammino della risposta consapevole allo stress non significa che non reagirai mai più e che non sarai a volte sopraffatta dalla rabbia, dal dolore o dalla paura. Ma è importante capire che rispondendo allo stress non cerchiamo di reprimere le nostre emozioni. Cerchiamo invece di imparare a lavorare con tutte le nostre reazioni, fisiche ed emotive, in modo da essere meno in loro balìa e da vedere più chiaramente come possiamo rispondere alle situazioni efficacemente.
Quel che ti succederà in una data situazione dipende dalla gravità dell’evento e dal significato che avrà per te. Non è possibile sviluppare preventivamente una strategia da utilizzare in tutte le situazioni di stress. Rispondere allo stress richiede consapevolezza, momento per momento. Dovrai usare la tua immaginazione e fidarti della tua capacità di trovare nuovi modi di guardare le cose e di rispondere a ciascun momento. Ogni volta che incontri lo stress in questo modo, esplori un territorio sconosciuto. A volte di renderai conto di non voler più reagire nella vecchia maniera, ma non saprai come rispondere in modo nuovo.. ogni occasione sarà diversa da tutte le altre. Le scelte che potrai fare dipenderanno dalle circostanze. Ma, almeno, quando affronti la situazione con consapevolezza hai tutte le tue risposte a disposizione. Sei libera di essere creativa. Coltivando la consapevolezza, la tua capacità di essere pienamente presente può emergere anche nelle circostanze più difficili, può abbracciare tutto il campo dell’intera catastrofe. A volte ridurrà il tuo dolore, a volte no. Ma la consapevolezza porta un certo tipo di consolazione, anche in mezzo alla sofferenza. Potremmo chiamarla la consolazione della saggezza e della fiducia, la consolazione di essere interi.
Ascoltare il corpo
Saggia attenzione: la via della consapevolezza consiste nell’accettarci così come siamo, in questo momento, con o senza sintomi, con o senza dolore, con o senza paura.
Ci permettiamo, almeno per un momento, di entrare nella piena sensazione del sintomo. Questo richiede coraggio, specialmente quando il sintomo è doloroso o quando abbiamo paura della morte. Ma puoi almeno fare un piccolo esperimento, avvicinarti un pochino al sintomo, diciamo per dieci secondi, tanto per guardarlo un po’ più da vicino. Quando facciamo questo, incontriamo anche le emozioni che il sintomo ci provoca. Se proviamo rabbia, rifiuto, paura, disperazione o rassegnazione, cerchiamo di osservare anche queste cose il più spassionatamente possibile. Perché? Per la sola ragione che è la nostra esperienza in questo momento. Questo è il luogo dove ci troviamo. Se vogliamo guarire e muoverci verso un maggior benessere, dobbiamo partire da dove siamo, non da dove vorremmo essere. Il movimento verso la salute parte dal qui ed ora. Perciò osservare attentamente i tuoi sintomi e le tue emozioni, accettando entrambi per quello che sono, è della massima importanza. Visti in questa luce, i sintomi e le emozioni che ti suscitano appaiono come messaggeri, venuti a comunicarti cose importanti riguardo al tuo corpo e alla tua mente. Anticamente, quando un re non gradiva il messaggio che gli arrivava, faceva tagliare la testa al messaggero.
Il nostro comportamento verso i sintomi è spesso di questo genere. Ma uccidere il messaggero e ignorare il messaggio non è un modo intelligente per cercare la guarigione. La cosa più dannosa che possiamo fare è ignorare le connessioni che chiudono i circuiti di feedback cruciali e ripristinano l’autoregolazione e l’equilibrio.
La vera sfida, quando abbiamo dei sintomi, è ascoltare veramente il loro messaggio e prendercelo a cuore: vale a dire, realizzare pienamente la connessione.
Disidentificazione: i pensieri negativi come gli altri, vanno e vengono. Come ogni altra reazione, la sfida che essi ci propongono è quella di osservarli semplicemente come pensieri.
Facendo ciò puoi osservare anche il mal di testa nella tua esperienza presente. Osservando il mal di testa, esaminando la costellazione di pensieri ed emozioni che lo accompagnano (la reazione, il giudizio, il rifiuto di come ti senti, il desiderio di sentire qualcosa di diverso), magari ad un certo punto ti accorgerai che tu non sei il mal di testa, a meno che non ti ci identifichi tu stesso. Forse non è il tuo mal di testa, ma solo un mal di testa. O forse solo una sensazione nella testa che non ha bisogno di nessun nome. La maggior parte delle persone che soffrono di mal di testa cronico, riferiscono che mano a mano che cominciano a praticare la meditazione regolarmente, sia la frequenza, sia l’intensità dei dolori diminuiscono. La meditazione influisce in due modi: può essere usata per alleviare un mal di testa presente, con la tecnica della respirazione (magari immaginando anche un buco immaginario in cima alla testa da cui esce dolore), e serve anche per prevenire il mal di testa, grazie al rilassamento complessivo prodotto da una pratica regolare, che spesso elimina i presupposti fisiologici che danno origine al mal di testa.
Quando osservi un sintomo con piena consapevolezza, che sia tensione muscolare o palpitazioni cardiache, difficoltà di respirare, febbre o dolore, è molto più facile ricordarti di rispettare il tuo corpo e ascoltarne i messaggi. Quando non riusciamo a metterci in un vero rapporto di ascolto e neghiamo il sintomo o ce preoccupiamo in maniera ossessiva o esagerata, ci creiamo seri problemi. Di solito il tuo corpo fa di tutto per farti arrivare i suoi messaggi, anche quando non hai una buona connessione con la tua mente cosciente. È importante e forse è il momento per cominciare a rispettare il tuo corpo e ad ascoltarne i messaggi, con quella gentilezza amorevole di cui abbiamo parlato.
Nel fare questo lavoro, devi ricordarti che comporta pazienza, dolcezza, amore verso te stessa e perfino verso il tuo dolore. Comporta lavorare in prossimità dei tuoi limiti, ma delicatamente, senza sforzarti eccessivamente, senza esaurirti, senza cercare a tutti i costi di sfondare gli ostacoli.
I progressi verranno da sé, a loro tempo, se metti tutta la tua energia nell’esplorazione di te stessa. La consapevolezza non attacca le resistenze come un bulldozer. Devi lavorarci delicatamente intorno, un po’ qui e un po’ là, mantenendo viva nel cuore la tua visione, specialmente nei momenti più dolorosi e difficili.
Per lavorare consapevolmente con le emozioni, comincia con il riconoscere quello che senti e pensi in questo momento. Può essere utile fermarti completamente, anche solo per pochi istanti, e stare con il dolore, respirarci dentro, sentirlo, senza cercare di spiegartelo razionalmente, di cambiarlo o di cancellarlo. Già questa breve pausa ti porta ad uno spazio di maggior calma. Ricorda che anche nella sofferenza emotiva ci sono due componenti principali che interagiscono tra loro: una è la componente delle tue emozioni, l’altra è quella della situazione, del problema, che ti suscita quelle emozioni. Mentre stai con il tuo dolore, puoi provare a rivolgere l’attenzione al tuo stato emotivo in se stesso, indipendentemente da ciò che è successo o che sta succedendo. E quando si tratta di agire, puoi provare a concentrarti sul problema, indipendentemente dalla forte emozione che ti suscita. Se riesci a distinguere queste due componenti del problema, è più facile che tu riesca a trovare la via verso una soluzione efficace dell’intera situazione, compreso il tuo dolore. Se il problema ti sembra troppo grande per affrontarlo tutto insieme, cerca di scomporlo in parti più piccole. Poi agisci, fai qualcosa. Ascolta la tua intuizione, il tuo cuore. Puoi anche decidere di non fare nulla e usare la pratica del non fare. A volte è la risposta più appropriata. Muovendoti con consapevolezza nel presente, sia che significhi fare qualcosa o non fare nulla, ti lasci il passato alle spalle. La situazione complessiva cambia per effetto delle tue decisioni, e questo influisce sul problema. Questo modo di affrontare una situazione emotivamente dolorosa viene detto, centrato sul problema. Rivolgere una saggia attenzione alle emozioni è quello che si dice un approccio centrato sulle emozioni. Come abbiamo visto, introdurre consapevolezza nella tempesta emotiva già influisce sulla risoluzione e ti aiuta a sopportarla. Le tue emozioni puoi cullarle nella tua consapevolezza come una madre amorevole, puoi trattarti con amore e delicatezza in mezzo al tuo dolore. Quando ti concentri sulle tue emozioni, osserva i tuoi pensieri e sentimenti nella prospettiva della consapevolezza, ricordandoti che puoi lavorarci; fino a rinquadrare la situazione in una diversa prospettiva.
I momenti di turbamento emotivo, i momenti di tristezza, rabbia, paura, lutto, i momenti in cui ci sentiamo feriti, sperduti, umiliati, frustrati, sconfitti, sono quelli in cui abbiamo più che mai bisogno di contare sulla forza e stabilità del nostro centro. In momenti del genere, è utile fermarsi e darsi uno spazio di quiete. Osservando la nostra sofferenza emotiva in uno spirito di accettazione, di apertura e di delicatezza verso noi stessi, e nello stesso tempo adottando un approccio centrato sul problema, troviamo il punto di equilibrio tra rispettare il nostro dolore e agire efficacemente nel mondo.
La consapevolezza dei nostri pensieri e sentimenti, soprattutto in rapporto con altre persone, ci aiuta molto ad agire efficacemente anche in mezzo alla sofferenza. E nello stesso tempo getta il seme per la guarigione del cuore e della mente.
A cura di: Dott.ssa Elisa Nesi